FRANCESCO E VINCENZO MINERVINI

Francesco Minervini
Poeta romantico, come fu definito dal professor Francesco Lo Parco, nacque a
Mormanno il 10 settembre 1833. Morì all’età di solo 47 anni il 26 ottobre 1880.
Ebbe una rara e precoce intelligenza. Da giovane fu introdotto nell’Accademia
Pontaniana da suoi congiunti del ramo napoletano e tale ricordo lo portò a
fondarne, come vedremo, anche una in Mormanno.

Notizie a cura della signora Leda Capalbi di Mormanno.
.
Nel 1867 pubblicò a Napoli Poesie varie. Un anno dopo per i tipi di Orazio
Pastore - Messina - uscì la Cetra dell’Appennino, nuova ghirlanda di poetici
fiori per l’avvocato Francesco Minervini, da Mormanno bruzio fra gli arcadi
Megaletore Alfeonio, socio corrispondente della pontificia accademia tiberina,
della real cosentina, della real peloritana di Messina e del gabinetto letterario
scientifico di Ragusa.
Occupa un posto preminente nel libro la “Novella ispano-calabra di
Osvaldo e Doralice o il romito di santa Maria del Soccorso in
Mormanno”.
Il poeta in cinque canti composti da endecasillabi sciolti narra, com’è detto
nella prefazione, le vicende di un nobile spagnolo della famiglia Brigliaruol che,
fattosi frate e preso il nome di fratello Geronimo, emigrò dalle sue terre e dopo
vario girovagare per l’Italia, nel 1689 giunse a Mormanno.
Qui, dopo aver indossato la tonaca di eremita, si stabilì sul colle
dell’Addolorata ponendosi a servizio della Vergine del Soccorso, costruendo la
chiesa ed altre cellette ove dimorò insieme a suoi adepti.


Leggiamo ora alcuni versi del V canto ove è descritta Mormanno così come il
poeta immagina sia apparsa al frate pellegrino..


... A quella parte
quasi da impulso più che uman sospinto
drizzò il cammino. Era un umil tempietto
sul vertice del clivo, a cui d’intorno
stende l’ombra gentil d’olmi vetusti
e di querce un boschetto. A tergo il monte
irto e scosceso. la città da un lato,
dall’altro, all’occhio estatico si para
maestoso teatro, ampio orizzonte
che al viator ch’ivi novelle imprime
orme nell’alma un sentimento desta
che il tragge a sospirar. Grata vicenda
di sorridenti poggi e di convalli
sparsi di caseggiati e di giardini,
ove la vigna i grappoli matura
e s’imbruna il castagno e dei ruscelli
mormora l’onda, si devolve e spuma!


Dopo la pubblicazione de La cetra dell’Appennino, nel 1869 fondò la Società
Filomatica Mormannese alla cui presidenza chiamò il Dottor Edoardo
Pandolfi, serbando per sé la mansione di segretario perpetuo.
Al 13 novembre 1879 i soci sono 238. Fra essi ricordiamo ora quelli di
Mormanno.
Sono: il professor Niccolò Perrone, Domenico Anzelmi, letterato, acerbo
oppositore del critico Francesco De Sanctis e traduttore in prosa della Divina
Commedia, Raffaele Galizia, latinista, Giovanni Minervini, sacerdote, storico
della pittura e dell’architettura, Francesco La Terza, appassionato cultore dellastoria dell’arte, Nicola Bloise, fervido apologista della chiesa, il sacerdote
Teodoro Cedraro, studioso di dialettologia, il filosofo ontologista Carmine
Maradei, il bacologo Nicola La Greca, il botanico Vincenzo Maradei.
Vediamo ora cosa scriveva uno dei soci più illustri:
Milano, 25 aprile 1870.
Il sottoscritto ha l’onore di presentare i suoi devoti ringraziamenti
all’Associazione Filomatica mormannese che s’è compiaciuta di iscriverlo
nell’albo dei suoi soci. Firmato: Alessandro Manzoni


Vincenzo Minervini
Avvocato. Presidente della deputazione provinciale, fondatore,
nel 1926, del Comitato “Pro Mormanno” “ispiratore geniale,
anima eletta, orgoglio di Mormanno di ieri, di oggi, di sempre”,
come lo definisce il prefetto Palmardita, è da ricordare per
aver dato impulso, in un difficile periodo, ad un rinnovamento
spirituale della cittadina e ad un suo rilancio nel panorama della
cultura riunendo intorno a sé consensi non solo da parte della
Mormanno bene quanto della gente in mezzo alla quale si
confondeva e che riamato, amava.
Per lungo tempo e credo ancor oggi, noi mormannesi abbiamo
vissuto e viviamo di rendita per l’opera di don Vincenzo
Minervini.
Volle e realizzò la creazione del Faro Votivo a memoria dei caduti
mormannesi - tra cui Silvio Paternostro e Gaetano Alberti, medaglie d’oro al
valor militare - e di tutti gli altri eroi calabresi che nell’immane conflitto della
prima guerra mondiale sacrificarono la loro vita in guerra.
Oggi, dopo la devastante esperienza della seconda guerra mondiale, il Faro è
diventato il sacrario regionale dei caduti di tutte le guerre.
Come letterato scrisse Mormanno d’una volta divertente opuscolo che non
dovrebbe mancare in ogni casa. Come dice egli stesso nella presentazione “c’è
un po’ di tutto leggende, tradizioni, cronache vissute, canti, macchiette
costumi...Lo scritto interessa soltanto i mormannesi...”
Da una lettura più meditata appare evidente che il suo dire, tra lo scherzo e
la satira, è un incitamento ed un’aspirazione al rilancio morale e materiale
dell’amata città.
L’avvocato Minervini fu anche un seguace di Sant’Ubaldo e in questa sua
veste si adoperò per la realizzazione di un rifugio alpestre in un territorio del
Comune di Mormanno che prese poi col tempo il nome di Casa Cacciatori

 

Da “Uomini, tradizioni, vita e costumi di mormanno” Luigi Paternostro 2000 -

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